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Arrius
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Ultima apparizione Strade Diverse
Stato Deceduto
Attore Non Accreditato

Arrius è l'ultimo generale romano sconfitto da Crisso vicino alle porte di Roma ed è apparso esclusivamente in Spartacus: La Guerra dei Dannati.

Apparenza Fisica[]

Nella sua unica apparizione, Arrius si presenta attraverso la sua armatura sgargiante, piena di simboli distintivi e dotata del gladio e del pugio come un militare di alto rango nonostante il suo grado non venga mai riportato durante la serie ma probabilmente è possessore del titolo di Pretore.

Fisicamente è un uomo di mezza età e di bassa statura, il viso ovale, mento prominente ed i denti sporgenti nella parte superiore.

Abilità nel Combattimento[]

A differenza del suo grado militare, Arrius dimostra di non avere molte qualità tattiche e strategiche tanto da essere considerato da Crisso addirittura come un "asino incapace" e questa caratteristica viene confermata dalla guida sconsiderata che effettua sul suo esercito conducendolo a morte certa nella trappola ben orchestrata dai ribelli.

La Guerra dei Dannati[]

L'avanzata inesorabile dei ribelli comandati da Crisso, Agron e Naevia a pochi chilometri da Roma pone in apprensione i generali romani e specialmente Cesare che è determinato a difendere la sua città natale a tutti i costi.

A quel punto le Legioni di Arrius vengono impegnate per rallentare l'esercito avversario per consentire alle truppe di Crasso di circondare il nemico e sconfiggerlo.

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Al momento della battaglia, l'esercito romano attraversa un letto del fiume essiccato dove i ribelli si posizionano sopra le sponde accerchiando completamente il nemico. Successivamente i ribelli sfruttano l'idea immaginata da Crisso alcune notti prima e rompono delle giare di pece sopra delle enormi sfere di rami intrecciati che vengono incendiate e lanciate verso i soldati romani rimasti immobili dopo l'ordine di Arrius di mantenere la posizione.

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Crisso pone fine alla vita di Arrius in un lago di sangue

Nel frattempo i ribelli travolgono le milizie romane e Crisso sfida in prima persona Arrius ma il combattimento ha vita breve visto che dopo aver schivato un affondo, il Gallo trancia letteralmente il braccio destro del comandante romano che cade a terra in ginocchio, qualche secondo dopo Crisso lo atterra con un calcio dietro la schiena ed infine dopo essersi posizionato in piedi sopra di lui lo uccide conficcandogli la spada in bocca, fatto questo stacca la sua collana con impresso il simbolo personale e lo mostra verso i compagni annunciando la caduta di Arrius ed avvolta dall'ovazione dei ribelli circostanti.

Contesto Storico[]

Le notizie più significative su Quinto Arrio vengono riportate da Tito Livio che lo racconta come neo eletto Pretore nel 72 a.C. e sotto il comando del console Lucio Gellio Publicola affronta con un distaccamento di 20.000 uomini i soldati di Crisso nella battaglia del Gargano ed uccide di sua mano il comandante ribelle. Successivamente sposta il fronte di guerra contro Spartaco ma questa volta viene sconfitto però sopravvive e viene mandato ad amministrare la provincia di Sicilia dopo Gaio Verre che però non vedrà mai trovando la morte prima di raggiungerla.

Note[]

  • Nella realtà durante la Terza Guerra Servile, Quinto Arrio svolgeva il ruolo di Pretore sotto il comando di Lucio Gellio Publicola e precedentemente all'entrata in guerra di Marco Licinio Crasso. A differenza della serie è Arrio che uccide Crisso e non viceversa nella battaglia del Gargano in Apulia e non alle porte di Roma, in più sopravvive al conflitto armato per poi morire di morte naturale l'anno seguente.
  • La figura di Quinto Arrio è la prima nel rappresentare la Gens Arria, famiglia plebea romana presente durante la Repubblica. Altri membri di rilievo possiamo ricordare quella di Arria, moglie del console Cecina Peto che dopo aver partecipato alla fallita rivolta di Scriboniano contro l'Imperatore Claudio, viene fatto prigioniero e costretto al suicidio per il suo ruolo nella congiura. A quel punto la moglie decise di seguire la sua stessa sorte e vedendolo esitante prese un pugnale e se lo infisse nel petto, poi lo estrasse e consegnandolo al marito pronunciò la famosa frase "Paete, non dolet" che in italiano significa "Peto, non fa male" prima di porre fine alle loro vite. Altre persone di rilievo sono Gneo Arrio Antonino, nonno materno dell'Imperatore Antonino Pio oppure Arrio Apro, all'epoca suocero dell'Imperatore Numeriano che fu processato per la morte di quest'ultimo ed ucciso da Diocleziano di propria mano venendo così acclamato come nuovo Imperatore. A questo atto efferato è legata una leggenda secondo la quale Diocleziano lo uccise con le sue mani perché gli era stato profetizzato che sarebbe diventato Imperatore nel momento in cui avrebbe ucciso un cinghiale, per l'appunto "aper" in latino come il secondo nome di Arrio.
  • Un personaggio
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    Jack Hawkins è Quinto Arrio nel film di William Wyler vincitore di ben 11 Premi Oscar

    immaginario dal nome Quinto Arrio è comparso nel romanzo dal titolo Ben-Hur di Lew Wallace del 1880 ed è diventato famoso per le sue trasposizioni cinematografiche e televisive. Il ruolo del fittizio console romano è apparso per la prima volta nel 1925 ed interpretato da Frank Currier, dopodiché la parte più conosciuta è quella di Jack Hawkins nel 1959 con protagonista Charlton Heston, nel 2003 compare nell'unica riproduzione animata con la voce di Richard Newman mentre nel 2009 è presente per la prima volta anche a teatro con Anton Grünbeck, l'anno successivo ritorna con Ray Winstone nella omonima miniserie per poi finire con il film prodotto nel 2016 ed impersonato da James Cosmo.
  • La scena in cui Crisso uccide Arrius è l'ultima girata da Manu Bennett nella serie.

Apparizioni[]

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